1ªA, 4ªB, 3ªC…

Tutti noi nella vita siamo stati classe, gruppo di persone che studia assieme fino al conseguimento di un titolo di studio. Poi il successivo: un nuovo numero, una nuova lettera. Poi ancora, fino ad arrivare all’università, quando veniamo liberati dal fatto di entrare la mattina in un’aula numerata, un po’ come in ospedale.

Ogni anno c’è una 1ªA, una 2ªB, una 3ªC è così via. Ma non ogni anno i gruppi classe che afferiscono a questi codici letteralmente alfanumerici sono gli stessi. Ognuno è portatore delle proprie storie, delle proprie dinamiche, delle proprie difficoltà. Ogni classe è unica e irripetibile, come tutto ciò che ha a che fare con gli esseri umani, i quali sono a loro volta unici e insostituibili pezzi del puzzle della società. O meglio unici e insostituibili percorsi possibili nelle infinite strade che percorrono il mondo. 

Cosa accadrebbe se, esattamente come le persone, le classi avessero un loro nome? Un nome proprio o comune, ma scelto dai componenti di quel gruppo classe con una prima discussione per conoscersi meglio. Un nome che può cambiare anche di anno in anno, crescendo con i ragazzi: i professori possono andare e venire, ma sono i compagni l’anima del percorso educativo. Coloro che, come dice la parola “compagno”, spezzano assieme il pane tutto i giorni. I gruppi umani, come le persone, hanno un’origine. 

La nostra nascita è non a caso accompagnata dalla scelta di un nome: dono unico per eccellenza, perché unica sarà la storia del motivo per il quale quei genitori hanno scelto quel nome per la vita che hanno affidato al mondo. 

Allo stesso modo, non è un caso che le comitive di amici, ormai tenute saldamente assieme dagli innumerevoli gruppi whatsapp che ci tempestano di notifiche tutto il giorno, tendano a scegliersi un nome. 

Umanizzare la scuola è anche questo: abbandonare tutto ciò che la riduce a numero, a compito standardizzato, a rapporto di potere saldamente asimmetrico. L’istituzione scuola la fanno le persone: iniziamo a restituire a loro e ai rapporti che intessono una dimensione umana. 

A cura di Giulia Iacovelli