Perché noi?
A partire dall’ingresso del mondo in pandemia, accompagnare i ragazzi nella ricerca di una vocazione è diventato più difficile.
Durante il primo lockdown, Alessandro D’Avenia ha provato a costruire un dialogo virtuale con gli studenti. Obiettivo? Dare il senso della ricerca a un tempo apparentemente sospeso: il tempo trascorso in casa poteva diventare uno spazio all’interno del quale cercare la propria strada.
Ancora oggi, continuando a concentrarci solo sulla trasmissione dello spettro più ampio possibile di conoscenze, si rischia di lasciare indietro la scoperta più importante che ogni studente deve fare a scuola, ossia la ragione della propria insostituibilità nel mondo.
La più grande ispirazione che guida questo progetto è la testimonianza di don Milani e della Scuola di Barbiana. Il motto della scuola è I care, “mi sta a cuore” ed è il contrario del motto fascista “Me ne frego”.
Le classi di don Milani avevano un obiettivo specifico, ambizioso e bellissimo: dare a tutti le stesse opportunità.
Ogni ragazzo, ogni studente può portare alla società un contributo che è assolutamente unico, che può manifestarsi grazie a una passione, a un innato talento, a doti personali particolarmente spiccate.
Ogni volta che uno studente si diploma senza aver quantomeno le idee più chiare su dove risiede la sua grande bellezza il sistema può dire di aver fallito.
Le pagine lette, sottolineate e ripetute all’infinito non torneranno più, se a quel momento di apprendimento mancherà la piacevolezza di averne scoperto il senso profondo.
Il gusto risiede nel trovare nella storia, nella letteratura, nelle scienze una assonanza con il proprio progetto di vita.
Occorre allora proporsi, all’interno delle istituzioni educanti e non solo, come comunità attiva e attenta al fiorire delle inclinazioni dei ragazzi.
Affinché ognuno possa dire “mi sta a cuore” (riferendosi al proprio progetto, alla propria passione), dobbiamo scoprirci comunità capace di non lasciare indietro gli altri.
Per questo partiamo dal noi. Dalla nostra amicizia, dai sogni che sono nati nei corridoi dell’università e che in punta di piedi ora cerchiamo di realizzare. A noi sta a cuore: We Care. E per questo scegliamo di andare avanti: Move on.
Con questo progetto vogliamo dar voce a una scuola diversa, capace di trascendere i tradizionali luoghi fisici di trasmissione della conoscenza, per dare voce a ragazzi e ragazze.
Non basta più un’istruzione inscatolata in quattro mura e trenta ore settimanali, ma serve una formazione che vada incontro a tutti su strade fisiche e virtuali.
Senza porte, campanelle e orologi l’educatore è in grado di accogliere davvero l’educando e viceversa, altrimenti è tutta finzione.
Il contesto economico e sociale in cui nasciamo continua a determinare troppo della vita che vivremo, letteralmente esclude (cioè chiude fuori): incide sul tasso di esposizione alle opportunità, sulla possibilità di ampliare i propri orizzonti negli ambiti della formazione e delle relazioni umane, persino sulla capacità di credere in un futuro migliore.
Qui il sistema formativo può e deve intervenire, superando l’immobilità sociale e facendo della vita di ogni studente un work in progress.
Lo studente deve trovare una strada, non un posto. E, se vorrà, potremmo suggerirgli cosa mettere in valigia, dove fermarsi e quali sentieri considerare.
Le onde esistono per essere cavalcate. Il sistema formativo può e deve dominare venti e maree, sfortune e incertezze. Può e deve ridurre quanto più possibile il fattore di aleatorietà che tanto impatta sulla vita dei giovani.
Move On nasce per ogni scuola che ha voglia di migliorarsi nel supporto agli studenti. Il nostro obiettivo è fornire strumenti concreti e riflessioni.
Nasce anche per aiutare direttamente i ragazzi: in questo spazio trovreranno materiale pensato per loro, di sostegno nelle loro personalissime ricerche e scoperte del mondo.
Move On nasce da giovani, ma sarà uno spazio potenzialmente animato da chiunque si riconoscerà in questa visione e potrà dare un contributo.
Buona strada a tutti noi!