Posso andare in bagno? Posso bere? Posso andare a prendere qualcosa alla macchinetta?

A scuola ci viene insegnato che per soddisfare i propri bisogni primari bisogna chiedere il permesso. E nessuno sembra preoccuparsi di come questo impatti negativamente sul percorso dei ragazzi. 

La scuola dovrebbe insegnare a non chiedere mai il permesso per fare ciò di cui si ha bisogno, perché non c’è rapporto di potere che tenga: nella vita, al primo posto devono venire i bisogni primari, poi tutte le altre cose.

La definizione delle priorità è una di quelle soft skills oggi divenute indispensabili. Possibile che non si ritenga di dover trasmettere questo come valore di base della formazione scolastica?

Non a caso, in questo sistema un numero eccessivo di assenze, magari per motivi di salute è un problema. “Sono venuto solo per fare il compito” dice lo studente con 39 di febbre con una tosse che fa tuonare l’aula. “Sono venuta perché poi recuperare tutte le spiegazioni di oggi sarebbe un delirio” dice la studentessa con il ciclo che deve chiedere il permesso per andare in bagno due volte all’ora. Quante volte abbiamo sentito queste frasi, costantemente pensando che tutto sommato fosse normale? 

Quando mai non ci siamo sentiti divorati dai sensi di colpa quando l’ansia era così forte che andare a scuola era tortura? Ovviamente ci si andava lo stesso in questi casi. D’altronde si sa, l’ansia, non essendo un “problema fisico” (pensa qualcuno…), non è contemplata nel novero delle categorie di imprevisti che giustificano un’assenza.

Dover chiedere il permesso per fare ciò di cui abbiamo bisogno presuppone l’opzione che quel permesso possa venire negato, sulla base del pensiero e delle esigenze di chi in quel momento detiene il potere. 

Siamo davvero così sicuri che sia normale?

A cura di Giulia Iacovelli