Probabilmente sono in molti i ragazzi italiani che, guardando in questi giorni le foto e i video dei loro coetanei ucraini sfollati, si chiedono “e se capitasse a me?”. Se capitasse a noi di dover lasciare la nostra casa da un momento all’altro, di doverci rifugiare in metropolitana, di riscoprire dalla sera alla mattina la posizione del bunker antiatomico più vicino?

Ci sembra di aver attraversato un cunicolo spazio-temporale e di essere tornati a 80 anni fa.

Non abbiamo fatto nulla per meritarci di non essere a Kiev sotto le bombe e no, convivere con questa consapevolezza non è facile. Cosa fare, allora, per non farci schiacciare dal senso di colpa e di ingiustizia?

In tanti in questi giorni ci pongono il tema di come si possono educare le nuove generazioni alla pace.

La verità è che probabilmente, da un punto di vista storico ma anche antropologico, educare i ragazzi alla pace è una sfida quasi impossibile: educateli, piuttosto, alla complessità.

Educateli a comprendere che la loro vita vale esattamente quanto quella di un loro coetaneo nato o cresciuto in una zona di guerra, che la loro sicurezza non si può comprare al prezzo di milioni di altre vite.

Educateli a pensare che non intervenire militarmente al fianco di un territorio occupato non sempre vuol dire essere promotori di processi di pace.

Educateli a studiare le guerre che nessuno vuole vedere: la Siria, lo Yemen… Educateli a ricordare che i nostri nonni ci hanno fatto dono della libertà, ma che quel dono non è una conquista eterna: dobbiamo esserne all’altezza, provando ogni giorno ad avere almeno un decimo del coraggio che hanno avuto loro al fronte, ai tavoli diplomatici, nei campi di concentramento.

Educateli ad aiutarsi a vicenda, a correre in soccorso dell’amico che non ce la fa, a lottare gli uni in difesa degli altri.

Già vi sentiamo esclamare: “E come si fa?”.
Il punto di partenza deve essere smettere di pensare che la storia sia fatta di libri che raccontano fatti scientificamente verificabili e scelte compiute da automi.

Fare quindi storia partendo dalla consapevolezza che la storia la fanno gli uomini: quelle creature straordinarie capaci di tutto, a cominciare da ciò che è comunemente ritenuto impossibile. è stato l’uomo a dipingere la Cappella sistina, ma è stato sempre l’uomo a uccidere i suoi simili nelle guerre di religione. È stato l’uomo ad andare sulla Luna, ma è stato sempre l’uomo a privare altri uomini della dignità autoproclamandosi superiore a loro.

La libertà, i diritti umani, l’ONU, la pace in Occidente, l’Unione europea: siamo eredi di un patrimonio inestimabile. Proteggiamolo e insegniamo alle nuove generazioni ad averne cura.

A cura di Giulia Iacovelli

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