Ne abbiamo viste tante, troppe nel corso di poche settimane.
Avance a studentesse da parte di docenti, uso della forza fisica in classe, ancora una “battuta infelice” sull’abbigliamento di una alunna, addirittura la negazione del diritto di ciascuno a essere chi è e farsi chiamare come desidera.
Sono tutte vicende raccontate sulla stampa nazionale, come se fossero normali fatti di cronaca, nella generalizzata consapevolezza che ci sono molti altri episodi che non arrivano sui media, ma che non per questo sono meno gravi.
Noi stiamo scaldando i motori per il lavoro dei prossimi mesi, ma sin da ora vogliamo dire che le nostre orecchie saranno sempre pronte ad ascoltare le fragilità, le umiliazioni, la fatica di ciascuno studente, così come la nostra voce si alzerà in difesa di coloro le cui storie non finiscono in prima pagina e i nostri progetti raggiungeranno anche le scuole in cui più c’è bisogno di tirare fuori le vere vocazioni dei ragazzi.
La scuola deve essere un luogo sicuro. Chi mina, anche solo una volta, con le proprie azioni la serenità che dovrebbe essere premessa di ogni percorso formativo tradisce un patto di fiducia importante con il resto della comunità scolastica.
MoveOn*, per una scuola della felicità e del rispetto.