Care ragazze, cari ragazzi, car* ragazz* del liceo Righi,

Brave, bravi, brav*. Se potessimo darvi un voto per quello che state facendo in questi giorni, vi daremmo il massimo. Dieci (e anche la lode, se esiste). 

Brave, bravi, brav*. Perché le parole plasmano la realtà e in queste ore siete voi a insegnarlo a chi dovrebbe insegnarlo a voi. 

Brave, bravi, brav*. Perché le parole possono creare stigmatizzazioni sociali e da qui nasce la violenza, l’abuso, il dominio del più forte. E voi state parlando anche per chi quello stigma lo porta con sé tutti i giorni, sopportando una inaccettabile ingiustizia. 

Brave, bravi, brav*. Perché state costruendo il futuro, che i più grandi vi dicono di conoscere, ma non passa giorno in cui non provino a distruggerlo. 

Bravi, bravi, brav*. Perché in questo futuro volete fare spazio a tutti, ma proprio a tutti. 

Ci immaginiamo che tra voi ci sarà nel prossimo futuro un o una linguista che scriverà nella grammatica italiana la ə e che si impegnerà a creare una lingua più inclusiva. 

Ci sarà anche qualcuno o qualcuna che vorrà essere prof e si ricorderà di questi giorni, ogni giorno. 

Ci sarà anche chi militerà nelle ONG, salverà i migranti dal mare e chi raggiungerà i luoghi dell’esclusione e dell’abbandono, come la Salaria, appunto. 

Care ragazze, cari ragazzi, car* ragazz* del liceo Righi,

andate tutti sulla Salaria e raccontate quanto può essere bella la Scuola. La vostra scuola, quella che state difendendo fuori dalle aule. 

Perché oggi ci state insegnando e ricordando che possiamo imparare ovunque e oggi impariamo da voi che siete all’ingresso della scuola a dire quali “regole” volete che ci siano per entrare. 

Le vostre regole che parlano di ascolto, inclusione, diversità portatele ovunque. Soprattutto dove c’è qualcuno che queste regole non le ha mai incontrate e si è perso nei dubbi, negli insulti, nei pregiudizi. 

A voi tutta la nostra riconoscenza.

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